Articolo di Lea Melandri, pubblicato dal Corriere della Sera “La ventisettesima ora.”
Link: http://27esimaora.corriere.it/articolo/i-desideri-degli-uomini-stanno-cambiando
Con questa domanda si apre la lettera con cui l’Associazione Maschile Plurale invita donne e uomini a un incontro che si terrà a Roma il 16-17 marzo 2013. In discussione è il mutamento delle relazioni tra i sessi e come questo mutamento possa spingere gli uomini a “ripensare le categorie di governo, economia, politica”: una prospettiva ambiziosa, almeno quanto lo è stata negli anni Settanta quella dello slogan femminista “modificazione di sé e modificazione del mondo”.
L’impegno di Maschile Plurale è noto soprattutto per aver preso posizione già da anni sulla violenza contro le donne, e per aver avviato una riflessione sui modelli maschili dominanti. Ora -scrivono i suoi componenti- è necessario “andare oltre l’assunzione di responsabilità, l’impegno solidale o di giustizia”, “oltre la denuncia della violenza e delle sue radici”, per costruire un percorso in grado di “dare voce al desiderio di cambiamento di noi uomini”.
Il presupposto è che sempre più uomini siano disposti a vedere “i rischi e i privilegi” del ruolo maschile, a non lasciarsi tentare da reazioni rancorose, spirito di rivincita contro la libertà e l’autonomia delle donne, a scoprire in se stessi nuovi desideri.
E i segnali di una svolta possibile in questo senso non mancano:
“Come criticare la norma se il mondo ti racconta come norma? E’ possibile esprimere una critica dell’esistente, un desiderio di cambiamento non a partire da una condizione di discriminazione ma dal prezzo e dal privilegio che corrisponde al ruolo maschile? Oggi molti uomini cercano e sperimentano modi nuovi di essere padri, diverse relazioni tra uomini e con le donne, differenti modi di stare al mondo rispetto alle generazioni precedenti e rispetto alle aspettative sociali. Ma non è cresciuta una corrispondente capacità di esprimere questa novità e di farne un fatto collettivo, di farne un conflitto leggibile con l’esistente. Perché?”
Tradizionalmente il rapporto uomo-donna è stato visto come “questione femminile”, affrontato, come si fa con le minoranze svantaggiate, in termini di “parità”, “uguaglianza”, “pari opportunità” o tutela delle differenze.
E’ perciò una svolta significativa che, alla presa di coscienza con cui ha fatto il suo ingresso nella vita pubblica il movimento delle donne, si affianchi oggi una parola che parte “dall’esperienza di essere uomini”, dal desiderio di uno “sguardo autonomo” capace di prendere distanza da identità, ruoli di genere imposti da secoli di patriarcato.
La storia si è rinnovata tante volte, ha conosciuto sorprendenti cambiamenti sociali, culturali e politici. Non è impensabile che anche modelli che hanno radici millenarie, tanto da farli sembrare “naturali”, possano modificarsi.
All’associazione Maschile Plurale va riconosciuto il coraggio di aver indicato al disorientamento maschile, conseguente al venire meno dell’autorità dei padri, una via d’uscita che parla il linguaggio della liberazione e del desiderio di relazioni diverse, anziché quello del vittimismo, del rancore o del paternalismo solidale.
Ma ancora più apprezzabile è che siano riconosciute e interrogate difficoltà, ostacoli e contraddizioni, che rendono il cambiamento particolarmente impegnativo e faticoso, per un sesso e per l’altro.
“Vogliamo mettere in discussione poteri consolidati, costruire nuovi spazi di liberà per noi e per tutte e tutti (…) La partecipazione degli uomini al mondo della cura può essere una cartina di tornasole del cambiamento nelle relazioni politiche tra i sessi, in cui una trasformazione dei ruoli non corrisponde solo alla condivisione di una responsabilità, ma incontra un nuovo desiderio maschile. Siamo capaci di esprimere come uomini un desiderio di cambiamento? E quale è il cambiamento che desideriamo come uomini?”
“E le donne sono interessate a un mutamento delle relazioni politiche con gli uomini che, senza rimuovere il conflitto e la differenza, apra una nuova storia?”
Sono domande che ci interrogano singolarmente, ma che al medesimo tempo ci portano a riconoscere e mettere in discussione la cultura dentro cui ci siamo più o meno consapevolmente formati, a chiederci quanto stiano facendo la scuola e i media per rendere visibile il cambiamento che sta avvenendo nelle coscienze, nelle relazioni private e pubbliche. Non c’è dubbio che oggi c’è uno scarto sempre più evidente tra la rappresentazione che viene data del femminile e del maschile attraverso la televisione, la pubblicità, ma anche i libri di testo, gli oggetti di consumo, e le vite reali delle persone. Si moltiplicano, soprattutto nelle generazioni più giovani, gli studi, le inchieste su quelli che ormai vengono chiamati “stereotipi di genere”. Un esempio tra tanti è la ricerca promossa dall’associazione culturale bolognese “Hamelin” – 2012: comizi d’amore. Sulla traccia del film-inchiesta omonimo di Pier Paolo Pasolini del 1963, convinti che su alcuni di quei temi, come l’amore, la sessualità, l’omosessualità ci sia ancora molto da indagare, studenti, provenienti da scuole diverse, dopo aver dibattuto insieme sulle urgenze di oggi, sui non detti che vanno tirati fuori e discussi, hanno deciso, telecamere e microfoni alla mano, di parlarne nelle piazze, nei mercati, con persone di ogni età.
Le conclusioni che ne hanno tratto fanno pensare che sia oggi la vita quotidiana, cioè quello che impropriamente è stato sempre considerato solo un “residuo” insignificante della grande storia, il terreno di una “rivoluzione” pacifica e silenziosa dei costumi.
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07 Feb 2013