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Lettera di Solidarietà per l’Associazione "Il Cerchio delle Donne"

Gentile Direttore,

la Casa delle Donne di Brescia chiede ospitalità al suo giornale per esprimere piena solidarietà all’Associazione ”Il Cerchio delle Donne“ di Rovato, con cui ha collaborato in varie occasioni e di cui ben conosce l’impegno straordinario e prezioso sul territorio a favore delle donne più disagiate e dei loro bambini. 
“Il Cerchio delle Donne“ il 31 gennaio dovrà lasciare amaramente la propria sede, perché (come purtroppo spesso succede) l’attuale amministrazione comunale rovatese ne ha revocato la concessione in uso accordata dalla precedente amministrazione, e ciò senza neppure valutare la possibilità di una  soluzione alternativa.
Come sicuramente noto a chi si occupa di cosa pubblica, il 26 giugno scorso il Consiglio regionale della Lombardia ha votato all’unanimità una legge finalizzata “a promuovere e sostenere iniziative e interventi che prevengano la violenza contro le donne, diffondano la cultura della legalità ed educhino al rispetto dei diritti della persona, anche attraverso la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e il coinvolgimento di enti e organismi istituzionali e di altri soggetti“; la medesima legge prevede inoltre che “la Regione e gli enti locali possano individuare, nell’ambito del proprio patrimonio, immobili da concedere in comodato d’uso per le finalità della legge stessa”.
Nel momento in cui nel nostro paese sta faticosamente emergendo una cultura più attenta alle problematiche femminili, si auspica che anche il Comune di Rovato dia prova di sensibilità, lungimiranza e saggezza istituzionali: se vorrà concedere spazio a una buona pratica di volontariato, risponderà al bisogno di socialità e integrazione di una componente delle popolazione rovatese e questo andrà a vantaggio del territorio intero.
Ringrazio.

Piera Stretti
Presidente dell’Associazione Casa delle Donne di Brescia
Lettera inoltrata alla Stampa Locale.]]>

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Dati sulla violenza domestica a livello internazionale

Questa scheda informativa si limita ad esporre una serie di cifre sulla violenza domestica tratte da studi condotti in Europa.

Le statistiche e gli studi svolti all’estero forniscono preziose indicazioni sulla diffusione e sulle caratteristiche della violenza domestica.

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06 Dic 2012

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Primum vivere anche nella crisi: la rivoluzione necessaria

La sfida femminista nel cuore della politica. Incontro nazionale: Paestum avvenuto il 5, 6, 7 ottobre 2012. Scopo dell’iniziativa: C’è una strada per guardare alla crisi della politica, dell’economia, del lavoro, della democrazia – tutte fondate sull’ordine maschile – con la forza e la consapevolezza del femminismo? Noi ne siamo convinte.
Davanti alla sfida della libertà femminile, la politica ufficiale e quella dei movimenti rispondono cercando di fare posto alle donne, un po’ di posto alle loro condizioni che sono sempre meno libere e meno significative. No. Tante cose sono cambiate ma le istanze radicali del femminismo sono vive e vegete. E sono da rimettere in gioco, soprattutto oggi, di fronte agli effetti di una crisi che sembra non avere una via d’uscita e a una politica sempre più subalterna all’economia.
All’incontro di Paestum aperto al confronto con gruppi, associazioni, anche istituzionali, e singole donne, vorremmo verificare, discutendo e vivendo insieme per tre giorni, se la politica femminile che fa leva sull’esperienza, la parola e le idee, può in un momento di crisi, smarrimento e confusione, restituire alla politica corrente un orientamento sensato.

1. Voglia di esserci e contare

La femminilizzazione dello spazio pubblico – comunque la si interpreti: opportunità, conquista delle donne o rischio di diventare solo “valore aggiunto”, “risorsa salvifica” di un sistema in crisi – ha reso per alcune (molte?) non più rinviabile il desiderio di “contare”, visto come presenza nei luoghi dove si decide, equa rappresentanza nelle istituzioni politiche, amministrative, partiti, sindacati, e nelle imprese.
Noi consideriamo il protagonismo in prima persona di ciascuna donna una molla dinamica importante. Quello che ci interessa è discutere con chi si impegna nei partiti, nelle istituzioni e nel governo delle aziende: che esperienza ne hanno, che cosa vogliono, che cosa riescono a fare e a cambiare. E valutiamo che oggi questo confronto possa avere esiti interessanti per tutte.
Il femminismo d’altra parte, criticato per non avere investito della sua spinta trasformativa le istituzioni della vita pubblica, può avvalersi oggi di una lunga elaborazione di autonomia per ripensare il senso di concetti come “genere”, “democrazia partecipata”, “soggetto politico”, “organizzazione”. Viene dalla pratica dell’autocoscienza, del “partire da sé”, la critica più radicale all’idea di un soggetto politico omogeneo (classe, genere, ecc.), di rappresentanza e di delega. Pensiamo che un collettivo si costruisca solo attraverso la relazione tra singole/i. E oggi vogliamo interrogare la connessione tra questa pratica politica e la modificazione visibile del lavoro, dell’economia, e più in generale del patto sociale.
In questo contesto, anche la scelta di Paestum come luogo dell’incontro non è casuale, ma vuole essere un richiamo alla necessità di articolare soggettività e racconti nei contesti in cui si vive e agisce. Vogliamo così far crescere una rete di rapporti tra donne e gruppi di donne già ricca e intensa. In particolare, sappiamo che alcune caratteristiche del Sud – sia i beni sia i mali – hanno un’invadenza sulla vita e sul pensiero di chi lì abita che non può essere ignorata, né da chi vive in altri luoghi, né soprattutto dalle meridionali stesse.

2. Economia lavoro cura

Molto è il pensiero delle donne sui temi del lavoro e dell’economia a partire dalla loro esperienza. Che ha questo di peculiare: hanno portato allo scoperto e messo in discussione la divisione sessuale del lavoro (quello per il mercato – pagato – e quello informale ed essenziale di cura e relazione – gratuito); in più, sanno che la cura non è riducibile solo al lavoro domestico e di accudimento, ma esprime una responsabilità nelle relazioni umane che riguarda tutti.
A partire da questo punto di vista, e sollecitate anche da una crisi che svela sempre di più l’insensatezza oltre che l’ingiustizia dei discorsi e delle politiche correnti, possiamo delineare una prospettiva inedita: quella di liberare tutto il lavoro di tutte e tutti, ridefinendone priorità, tempi, modi, oggetti, valore/reddito e rimettendo al centro le persone, nella loro vitale, necessaria variabile interdipendenza lungo tutto l’arco dell’esistenza, e avendo a cuore, con il pianeta, le persone che verranno.
Vorremmo articolare questo discorso valutando insieme le recenti esperienze di pratiche politiche e analizzando le contraddizioni che incontriamo (in primo luogo le conseguenze del rapido degrado del mercato del lavoro) in modo da rendere più efficace il nostro agire.

3. Auto–rappresentazione/rappresentanza

Nella strettoia della crisi i cittadini non hanno più libertà politica; la politica è ridotta a niente; decidono tutto l’economia e la finanza. In una situazione dove tutto sembra prescritto a livello economico finanziario, la pratica e il pensiero delle donne hanno una carta in più per trovare nuove strade.
La nostra democrazia è minacciata da pulsioni, spinte estremistiche; le sue istituzioni elettive depotenziate o addirittura esautorate. La rappresentanza è messa in crisi e oggi ne vediamo i limiti.
Perché una persona possa orientarsi, deve avere un’immagine di sé, di quello che desidera e di quello che le capita. Il femminismo che conosciamo ha sempre lavorato perché ciascuna, nello scambio con le altre, si potesse fare un’idea di sé: una autorappresentazione che è la condizione minima per la libertà. Invece la democrazia corrente ha finora sovrapposto la rappresentanza a gruppi sociali visti come un tutto omogeneo.
La strada che abbiamo aperta nella ricerca di libertà femminile, con le sue pratiche, può diventare generale: nelle scuole, nelle periferie, nel lavoro, nei luoghi dove si decide, ecc.
Che la gente si ritrovi e parli di sé nello scambio con altre/i fino a trovare la propria singolarità, è la condizione necessaria per ripensare oggi la democrazia.
Vorremmo declinare questi pensieri nei nostri contesti, confrontandoci sia sulle pratiche soggetto/collettivo, sia sui modi per dare valore al desiderio di protagonismo delle donne. E quindi ci chiediamo: come evitare che in alcune la consapevolezza basti a sé stessa e si arrenda di fronte all’esigenza di imporre segni di cambiamento e alla fatica del conflitto? E in altre la spinta a contare le allontani dalle pratiche di relazione?

4. Corpo sessualità violenza potere

“è già politica” (sottinteso: l’esperienza personale): il femminismo ha incominciato lì il suo percorso. Ha scoperto la politicità del corpo e della sessualità, della maternità, del potere patriarcale in casa, del lavoro domestico. Ha affermato che la violenza maschile contro le donne in tutte le sue forme, invisibili e manifeste, è un fatto politico. Radicale è stato prendere il controllo sul proprio corpo e insieme ribellarsi a un femminile identificato con il corpo: ruolo materno, obbligo procreativo e sessualità al servizio dell’uomo.
Oggi la sfida è più complessa: si esibisce lo scambio sesso/denaro/carriera/potere/successo occultando il nesso sessualità/politica; si esalta il sesso mentre muore il desiderio; si idolatra il corpo ma lo si sottrae alle persone consegnandolo nelle mani degli specialisti e dei business; si erotizza tutto, dal lavoro ai consumi, ma si cancella la necessità e il piacere dei corpi in relazione.
Sintomi estremi di questa fase sono il rancore maschile verso l’autonomia e la forza femminile e il riacutizzarsi della violenza, dell’uso della brutalità.
Ma qualcosa si muove. Non solo i gruppi (Maschile/Plurale) e i singoli uomini che ormai da anni si impegnano nella ricerca di una nuova identità maschile, spesso in relazione con le femministe. Ma anche le moltissime blogger femministe (e blogger “disertori del patriarcato”) che ragionano su desiderio e sessualità e si impegnano contro la cultura sessista e autoritaria.
Soprattutto le relazioni tra donne e uomini sono cambiate. Ma non abbastanza. Sulla scena pubblica questo cambiamento non appare perché il rapporto uomo-donna non viene assunto come questione politica di primo piano. Eppure, solo in questo modo, possono sorgere pratiche politiche radicalmente diverse, produzioni simboliche e proposte per una nuova organizzazione del vivere.
Di tutto questo si è parlato a Paestum. Le promotrici:
Pinuccia Barbieri, Maria Bellelli, Maria Luisa Boccia, Ornella Bolzani, Paola Bottoni, Maria Grazia Campari, Luisa Cavaliere, Patrizia Celotto, Lia Cigarini, Laura Cima, Silvia Curcio, Mariarosa Cutrufelli, Elettra Deiana, Donatella Franchi, Sabina Izzo, Raffaella Lamberti, Giordana Masotto, Lea Melandri, Jacinthe Michaud, Clelia Mori, Letizia Paolozzi, Gabriella Paolucci, Antonella Picchio, Biancamaria Pomeranzi, Carla Quaglino, Floriana Raggi, Bia Sarasini, Rosalba Sorrentino, Mariolina Tentoni


Le impressioni pubblicate da alcune partecipanti:

Monica Pasquino su GliAltri
“Paestum, la crisi e la rivoluzione necessaria Una sfida femminista al cuore della politica” 
http://www.glialtrionline.it/2012/10/08/paestum-la-crisi-e-la-rivoluzione-necessaria-una-sfida-femminista-al-cuore-della-politica/ Marina Terragni sui IoDonna
“800 femministe a Paestum: ultime notizie”
http://blog.iodonna.it/marina-terragni/2012/10/06/800-femministe-a-paestum-ultime-notizie/ Giovanna Pezzuoli e Luisa Pronzato su La27Ora
“La rivoluzione si fa per alzata di mano”
http://27esimaora.corriere.it/articolo/la-rivoluzione-si-fa-per-alzata-di-mano/ Ida Dominijanni su Il Manifesto
“La politica è qui”

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25 Nov 2012

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Giornata Internazionale Contro la Violenza alle Donne, perché il 25 Novembre?

Il 25 Novembre rappresenta dal 17 Dicembre 1999 la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
La scelta del 25  novembre  viene fatta  a Bogotà nel 1980, dove si tiene il primo Incontro femminista internazionale. Le partecipanti accettano la proposta della delegazione Dominicana di rendere omaggio alle sorelle Mirabal brutalmente assassinate il 25 novembre del 1960 per ordine del dittatore Trujillo. Le sorelle Mirabal nacquero a Ojo, nella Repubblica Dominicana, da una famiglia benestante, erano quattro: Patria, Maria Teresa, Minerva e Belgica Adele, vivente. Vissero la loro gioventù negli anni della dittatura trujillista, una delle più severe dell’America Latina. Questo tirannico e brutale ambiente politico e sociale, risvegliò molto presto le loro coscienze sulla necessità di libertà e rispetto dei diritti delle donne domenicane.

Quando Trujillo salì al potere, la loro famiglia (come molte altre nel paese) perse quasi totalmente i propri beni, prima nazionalizzati, poi incamerati direttamente dal dittatore nei suoi beni privati. In questo modo, le sorelle Mirabal -Patria, Maria Teresa e Minerva- incarnano negli anni 50, la passione per la libertà e il valore, impegnandosi con decisione nei confronti della lotta contro il governo trujillista.
La ribellione e l’impegno di queste tre giovani donne di fronte alle atrocità del regime, prende via con la costituzione nel 1960 del Movimento 14  Giugno, sotto la direzione di Manolo Travares Justo (marito di Minerva), dove usarono come nome in codice  Las Mariposas (Le Farfalle).
Questo gruppo politico clandestino, si espanse in tutto il paese, venne strutturato attraverso nuclei i quali combatterono la dittatura. Nel gennaio del 1960, il movimento venne scoperto dalla polizia segreta di Trujillo e i membri del movimento vennero perseguitati e incarcerati, tra cui le sorelle Mirabal e i loro mariti. Le sorelle vennero liberate alcuni mesi dopo grazie alla pressione internazionale, ma i loro coniugi restarono reclusi. Il 25 novembre 1960, le sorelle Mirabal, andarono a fare visita ai mariti, trasferiti nel carcere della città di Puerto Plata.  Le tre donne caddero in un’imboscata degli agenti del servizio segreto militare. Portate in una piantagione di canna di zucchero vennero massacrate, bastonate e strangolate, i loro corpi vennero poi rimessi nel veicolo sul quale stavano viaggiando che venne fatto precipitare per un dirupo per simulare un incidente .
L’assassinio delle sorelle Mirabal provocò grandissima commozione in tutto il paese; la terribile notizia si diffuse come polvere, nonostante la censura, risvegliando l’indignazione popolare.  La dittatura di Trujillo finì l’anno dopo con l’assassinio del dittatore.
La sorella sopravvissuta, Belgica Adele detta Dedé, ha dedicato la sua vita alla cura dei sei nipoti orfani. Per sopportare il dolore, il senso di colpa per essere sopravvissuta alle amatissime sorelle, diventa custode della loro memoria; nel marzo del 1999 pubblica un libro Vivas in su jardin: Sopravvissi per raccontare la loro vita.

25 Nov 2012

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25 Novembre, Giornata Internazionale Contro la Violenza sulle Donne

Raccogliamo qui di seguito alcuni articoli dedicati a questa giornata e alla nostra Associazione:

Corriere della Sera, articolo di Nadia Busato
Abusi sulle donne, rete e comunità
Trecentoquindici ad oggi. L’anno scorso, il dato era di duecentosessantuno. Sono i numeri delle donne che si sono rivolte alla Casa delle Donne onlus e alla sede di via San Faustino
http://brescia.corriere.it/brescia/notizie/cronaca/12_novembre_24/abusi-donne-rete-comunita-nadiolinda-2112858836336.shtml Corriere della Sera, Voci di Brescia, articolo di Nadia Busato
Viola non violenta
[…]”L’Agenda Viola è un bel regalo per tutte le donne, in questo 25 novembre. Bisogna averla, tenerla sul comodino e augurarci, anno dopo anno, di non averne compilato nemmeno una riga.
Che sia per noi, per le nostre madri, per le nostre figlie, per le amiche, le colleghe, le vicine di casa, le donne che incontriamo ogni giorno, quelle che conosciamo per nome e quelle invisibili, che ci passano accanto o ci osservano dalla finestra della loro casa, da cui non possono uscire.”
http://vocidibrescia.corriere.it/2012/11/25/viola-non-violenta/ Giornale di Brescia
Una Giornata contro la violenza sulle donne
“Nel 2011, 261 donne si sono rivolte alla Casa delle donne di Brescia per chiedere aiuto; nel 2012, 315. E l’anno non è ancora finito. Alla vigilia della Giornata internazionale contro la violenza alle donne, che ricorre il 25 novembre in ricordo dell’aggressione omicida di cui nel 1960 furono vittime tre sorelle dominicane, i dati che vengono dall’associazione di via San Faustino sono tutt’altro che confortanti.”
http://www.giornaledibrescia.it/in-citta/una-giornata-contro-la-violenza-sulle-donne-1.1441109 Brescia Oggi, articolo di Natalia Danesi
E nel 2012 richieste di aiuto in aumento
Alla «CASA DELLE DONNE». Quest’anno già 310 donne accolte dal Centro antiviolenza, contro le 261 di tutto il 2011. Domenica la presentazione del nuovo vademecum «Nascosta in casa» e il filmato «Sin by silence»

25 Nov 2012

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Giornata Internazionale Contro la Violenza alle Donne

Locandina appesa nei Bus di Brescia in occasione della Giornata Internazionale Contro la Violenza alle Donne, per ricordare a tutti l’esistenza del problema e che: Uscire dalla violenza è possibile!

Col patrocinio della Commissione Pari Opportunità della Provincia di Brescia e del Comune di Brescia.

25 Nov 2012

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In occasione della Giornata Internazionale Contro la Violenza alle Donne

25 novembre: presentazione del vademecum contro la violenza domestica «Nascosta in casa» edizione rinnovata ed aggiornata, più la proiezione del documentario «Sin by Silence» storie di donne condannate per aver ucciso il partner violento.

16 Nov 2012

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ISTAT 2008-2009

Le informazioni qui presenti si riferiscono alle molestie e ai ricatti sessuali subiti dalle donne nel corso della vita e nei tre anni precedenti l’intervista, effettuata nell’ambito dell’Indagine multiscopo dell’Istat sulla “Sicurezza dei cittadini”. L’indagine è stata effettuata nel 2008-2009 tramite intervista telefonica, selezionando un campione di 60 mila famiglie per un totale di 24 mila 388 donne di età compresa tra i 14 e i 65 anni. Questa sezione dell’indagine è stata sviluppata grazie alla convenzione stipulata tra l’Istat e il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio.

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ISTAT 2006

L’Istat nel 2006 ha presentato i risultati dell’indagine dedicata al fenomeno delle violenza fisica e sessuale contro le donne. Il campione comprende 25 mila donne tra i 16 e i 70 anni, intervistate da gennaio a ottobre 2006 con tecnica telefonica. L’indagine è frutto di una convenzione tra l’Istat – che l’ha condotta – e il Ministero per i Diritti e le Pari Opportunità – che l’ha finanziata con i fondi del Programma Operativo Nazionale “Sicurezza” e “Azioni di sistema” del Fondo Sociale Europeo. Vengono misurati tre diversi tipi di violenza:
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  • la violenza fisica è graduata dalle forme più lievi a quelle più gravi: la minaccia di essere colpita fisicamente, l’essere spinta, afferrata o strattonata, l’essere colpita con un oggetto, schiaffeggiata, presa a calci, a pugni o a morsi, il tentativo di strangolamento, di soffocamento, ustione e la minaccia con armi
  • per violenza sessuale vengono considerate le situazioni in cui la donna è costretta a fare o a subire contro la propria volontà atti sessuali di diverso tipo: stupro, tentato stupro, molestia fisica sessuale, rapporti sessuali con terzi, rapporti sessuali non desiderati subiti per paura delle conseguenze, attività sessuali degradanti e umilianti
  • le forme di violenza psicologica rilevano le denigrazioni, il controllo dei comportamenti, le strategie di isolamento, le intimidazioni, le forti limitazioni economiche subite da parte del partner.

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