11 Mar 2013

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Riflessione sul Femminicidio di Gussago

All’indomani dell’8 marzo, che mai come quest’anno ha detto no alla violenza maschile contro le donne, un colpo di pistola aggiunge un’altra vittima alla conta delle donne uccise dai “loro“ uomini, uomini che amavano o avevano amato. Stavolta, però, all’indignazione e alla compassione si aggiunge lo sconcerto: la vittima è  una donna, ma ad ucciderla è stata un’altra donna e questo sembra stravolgere ogni categoria analitica.
Nondimeno, pur senza voler entrare nell’intimità dei vissuti della coppia di Gussago, emerge una conferma: è spesso nella coppia che si annida l’ospite inquietante, è nelle relazioni  intime che l’esercizio del potere e del controllo può deflagrare  in pulsione annichilente,  può armare la mano di chi – rovesciando in odio, rabbia e disprezzo l’amore di un tempo – mostra che la violenza si colloca anche là dove meno dovremmo aspettarcela. Tuttavia l’esito letale non è mai frutto di raptus, anzi – come insegna il metodo SARA (Spousal Assault Risk Assessment) per la valutazione del rischio di recidiva  nei casi di violenza fra partner – è sempre preceduto da indicatori di rischio, che in questo caso sono stati certamente minimizzati: dopo il litigio la vittima designata dorme ignara, ma la presenza di un’arma, anche se detenuta legalmente, è un fattore di rischio che non si dovrebbe sottovalutare. Le donne possono uccidere: nella maggior parte dei casi per reagire ad una vita di soprusi, ma anche per gelosia ossessiva e possessività; i numeri ci dicono però che la vera  strage  la compiono i mariti, i fidanzati, gli ex. I fatti di cronaca per omicidio sono molti, inoltre i media – laddove le forze dell’ordine procedano ad arresti – danno ormai notizia anche di fatti meno clamorosi,  ad esempio stalking e maltrattamenti in famiglia: e questi ultimi, come riconosce la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla” prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica”, colpiscono indubbiamente le donne  in maniera “sproporzionata“. Il problema è: come arginare questa violenza? Un innovativo punto di partenza potrebbe essere  costituito, oltre che dalla promozione della parità di genere nelle scuole, da strategie di prevenzione e di intervento rivolte a coloro che avvertono in sé gravi difficoltà relazionali e desiderano modificare i propri comportamenti per evitare esiti irreparabili. In Italia, come già da tempo altrove,  stanno nascendo centri di ascolto per uomini maltrattanti, nulla osta – suggerisce una giovane operatrice della Casa delle Donne – a che un’iniziativa analoga  possa venire estesa alle donne: mogli, madri, figlie, fidanzate, ex…

 

Piera Stretti
Presidente della Casa Delle Donne

08 Mar 2013

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Festa della Donna

Per l’8 Marzo 2013 è prevista una cena conviviale presso la Pizzeria “da Ciro” – Via Cacciadenno 6, Brescia (zona Mompiano), alle ore 20:00.

06 Mar 2013

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Non più sola – Violenza sulle donne, un silenzio ancora troppo assordante

Il Comitato Eventi del Comune di San Paolo in collaborazione con la Casa delle Donne di Brescia il 6 marzo 2013 presentano un incontro sul tema della violenza sulle donne, presso l’Auditorium delle Scuole Medie in via Giovanni XXIII n°6, San Paolo, alle ore 20:30.

23 Feb 2013

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Rete dei Centri Antiviolenza della Lombardia: lettera a tutti i candidati per l’elezione a consigliere regionale
La Rete dei Centri Antiviolenza della Lombardia formata da 16 Centri e Case delle Donne presenti e attivi in tutto il territorio regionale
  • richiamata la gravità del fenomeno della violenza contro le donne che vede la Lombardia tristemente al primo posto nella classifica dei femminicidi nonché il dilagare della violenza domestica che rende tante nostre case teatro di indicibili violenze contro la donna e spesso i suoi figli costretti ad assistervi;
  • sottolineato l’insostituibile ruolo svolto dai Centri Antiviolenza da oltre un ventennio, spesso anche nell’indifferenza delle istituzioni e dell’opinione pubblica, nel combattere la violenza attraverso l’impegno volontario e disinteressato delle donne;
  • rammentato la fondamentale azione di stimolo svolta dai Centri Antiviolenza,, quali promotori di un progetto di legge di iniziativa popolare sottoscritto da 10200 cittadini, che ha portato all’approvazione della legge regionale n. 11 “Interventi di prevenzione, contrasto e sostegno alle donne vittime di violenza”;

 

 

CHIEDE

 

a tutti coloro che saranno eletti nella nuova Assemblea Regionale

 

  • di dare rapidamente esecuzione alla legge predisponendo il Piano Antiviolenza e  avviando una seria politica di prevenzione, contrasto alla violenza e sostegno alle donne vittime;
  • che nel Tavolo permanente di cui all’art. 3 c.4 della legge regionale n. 11/12 i Centri siano rappresentati in misura prevalente;
  • che coloro che saranno chiamati a far parte del Tavolo rappresentino soggetti che per Statuto si occupino in misura prioritaria di violenza contro le donne
  • che tra i compiti del Tavolo debba necessariamente essere inserito il parere obbligatorio e vincolante in ordine alla ripartizione e destinazione dei finanziamenti da stanziare in misura adeguata.
15 Feb 2013

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Dati 2012

Nel corso del 2012, durante l’attività d’accoglienza in favore delle donne vittime di violenza, sono stati raccolti – in totale anonimato – i seguenti dati riguardanti: nazionalità, età, scolarità, condizione economica, tipo di maltrattamento. Dai dati possiamo confermare che le donne da noi accolte sono state un totale di 355 (in aumento rispetto agli anni precedenti), di cui la maggior parte, il 64%, di nazionalità italiana, mentre il 31% di nazionalità extra europea e solo il 5% di altre nazionalità appartenenti all’Unione Europea.
L’età media complessiva si aggirava sui 30/50 anni, sebbene siano in aumento le donne comprese nella fascia d’età 50/60 anni, oltre che dai 60 anni in su, mentre il livello di scolarità predominante è la media inferiore, seguito immediatamente dalla media superiore, ma sono presenti anche donne laureate o con corsi professionali.
La maggior parte delle donne che si sono rivolte a noi possedevano un proprio reddito di vario tipo (89 medio, 74 basso, 5 alto, 5 altro), mentre 104  non avevano alcun reddito e quindi alcuna indipendenza.
Il maltrattamento maggiormente riscontrato è stato quello psicologico (172), spesso abbinato al maltrattamento fisico (103) e quello economico (83), maltrattamenti perpetrati talvolta anche verso i figli (48). I casi di stalkig segnalati sono stati 33.

Generalmente il maltrattante/abusante risulta essere il marito/convivente (181), oppure l’ex marito/compagno (75), ma sono inclusi anche il padre/la madre (27) e il figlio/la figlia (15), solo in 4 casi il maltrattante è stato dichiarato un totale sconosciuto.
La nazionalità è stata per il 64% italiana, il 30% extra europea e il 6% appartenente all’Unione Europea, mentre la scolarità varia da media inferiore, a elementare e a corso professionale, sono presenti anche soggetti laureati.
La condizione economica del maltrattante spesso non viene dichiarata, perché non conosciuta, ma in 80 casi il reddito era medio, in 60 basso, in 36 alto e in 42 casi non era presente un reddito.
Da quanto ci risulta inoltre i soggetti maltrattanti solo in taluni casi hanno dei problemi fisici/psichiatrici potenzialmente scatenanti, quali tossicodipendenza (58), alcolismo (31) o disturbi psichiatrici certificati (24), infatti in 134 casi i soggetti non avevano alcun tipo di problema riconosciuto.

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07 Feb 2013

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I desideri degli uomini stanno cambiando?

Articolo di Lea Melandri, pubblicato dal Corriere della Sera “La ventisettesima ora.”
Link: http://27esimaora.corriere.it/articolo/i-desideri-degli-uomini-stanno-cambiando Con questa domanda si apre la lettera con cui l’Associazione Maschile Plurale invita donne e uomini a un incontro che si terrà a Roma il 16-17 marzo 2013. In discussione è il mutamento delle relazioni tra i sessi e come questo mutamento possa spingere gli uomini a “ripensare le categorie di governo, economia, politica”: una prospettiva ambiziosa, almeno quanto lo è stata negli anni Settanta quella dello slogan femminista “modificazione di sé e modificazione del mondo”. L’impegno di Maschile Plurale è noto soprattutto per aver preso posizione già da anni sulla violenza contro le donne, e per aver avviato una riflessione sui modelli maschili dominanti. Ora -scrivono i suoi componenti- è necessario “andare oltre l’assunzione di responsabilità, l’impegno solidale o di giustizia”, “oltre la denuncia della violenza e delle sue radici”, per costruire un percorso in grado di “dare voce al desiderio di cambiamento di noi uomini”. Il presupposto è che sempre più uomini siano disposti a vedere “i rischi e i privilegi” del ruolo maschile, a non lasciarsi tentare da reazioni rancorose, spirito di rivincita contro la libertà e l’autonomia delle donne, a scoprire in se stessi nuovi desideri. E i segnali di una svolta possibile in questo senso non mancano: “Come criticare la norma se il mondo ti racconta come norma? E’ possibile esprimere una critica dell’esistente, un desiderio di cambiamento non a partire da una condizione di discriminazione ma dal prezzo e dal privilegio che corrisponde al ruolo maschile? Oggi molti uomini cercano e sperimentano modi nuovi di essere padri, diverse relazioni tra uomini e con le donne, differenti modi di stare al mondo rispetto alle generazioni precedenti e rispetto alle aspettative sociali. Ma non è cresciuta una corrispondente capacità di esprimere questa novità e di farne un fatto collettivo, di farne un conflitto leggibile con l’esistente. Perché?” Tradizionalmente il rapporto uomo-donna è stato visto come “questione femminile”, affrontato, come si fa con le minoranze svantaggiate, in termini di “parità”, “uguaglianza”, “pari opportunità” o tutela delle differenze. E’ perciò una svolta significativa che, alla presa di coscienza con cui ha fatto il suo ingresso nella vita pubblica il movimento delle donne, si affianchi oggi una parola che parte “dall’esperienza di essere uomini”, dal desiderio di uno “sguardo autonomo” capace di prendere distanza da identità, ruoli di genere imposti da secoli di patriarcato. La storia si è rinnovata tante volte, ha conosciuto sorprendenti cambiamenti sociali, culturali e politici. Non è impensabile che anche modelli che hanno radici millenarie, tanto da farli sembrare “naturali”, possano modificarsi. All’associazione Maschile Plurale va riconosciuto il coraggio di aver indicato al disorientamento maschile, conseguente al venire meno dell’autorità dei padri, una via d’uscita che parla il linguaggio della liberazione e del desiderio di relazioni diverse, anziché quello del vittimismo, del rancore o del paternalismo solidale. Ma ancora più apprezzabile è che siano riconosciute e interrogate difficoltà, ostacoli e contraddizioni, che rendono il cambiamento particolarmente impegnativo e faticoso, per un sesso e per l’altro. “Vogliamo mettere in discussione poteri consolidati, costruire nuovi spazi di liberà per noi e per tutte e tutti (…) La partecipazione degli uomini al mondo della cura può essere una cartina di tornasole del cambiamento nelle relazioni politiche tra i sessi, in cui una trasformazione dei ruoli non corrisponde solo alla condivisione di una responsabilità, ma incontra un nuovo desiderio maschile. Siamo capaci di esprimere come uomini un desiderio di cambiamento? E quale è il cambiamento che desideriamo come uomini?” “E le donne sono interessate a un mutamento delle relazioni politiche con gli uomini che, senza rimuovere il conflitto e la differenza, apra una nuova storia?” Sono domande che ci interrogano singolarmente, ma che al medesimo tempo ci portano a riconoscere e mettere in discussione la cultura dentro cui ci siamo più o meno consapevolmente formati, a chiederci quanto stiano facendo la scuola e i media per rendere visibile il cambiamento che sta avvenendo nelle coscienze, nelle relazioni private e pubbliche. Non c’è dubbio che oggi c’è uno scarto sempre più evidente tra la rappresentazione che viene data del femminile e del maschile attraverso la televisione, la pubblicità, ma anche i libri di testo, gli oggetti di consumo, e le vite reali delle persone. Si moltiplicano, soprattutto nelle generazioni più giovani, gli studi, le inchieste su quelli che ormai vengono chiamati “stereotipi di genere”. Un esempio tra tanti è la ricerca promossa dall’associazione culturale bolognese “Hamelin” – 2012: comizi d’amore. Sulla traccia del film-inchiesta omonimo di Pier Paolo Pasolini del 1963, convinti che su alcuni di quei temi, come l’amore, la sessualità, l’omosessualità ci sia ancora molto da indagare, studenti, provenienti da scuole diverse, dopo aver dibattuto insieme sulle urgenze di oggi, sui non detti che vanno tirati fuori e discussi, hanno deciso, telecamere e microfoni alla mano, di parlarne nelle piazze, nei mercati, con persone di ogni età. Le conclusioni che ne hanno tratto fanno pensare che sia oggi la vita quotidiana, cioè quello che impropriamente è stato sempre considerato solo un “residuo” insignificante della grande storia, il terreno di una “rivoluzione” pacifica e silenziosa dei costumi. ]]>

01 Feb 2013

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Corso di AutoMutuoAiuto

Gruppo di supporto psicologico seguito e condotto ogni settimana dalle Formatrici dell’Associazione Casa Delle Donne.

Attività prevista dal Progetto “Volontariamente”, realizzato con il contributo della Regione Lombardia – Famiglia e Solidarietà Sociale.

29 Gen 2013

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Manifesto di D.i.Re: Cinque richieste politiche rispetto alla violenza contro le donne

MANIFESTO

dellAssociazione nazionale D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza

 Cinque richieste politiche rispetto alla violenza contro le donne, cinque punti che non devono mancare nel programma politico del futuro governo!
Lo chiede l’associazione  nazionale D.i.ReDonne in Rete contro la violenza, che presenta il proprio Manifesto contro la violenza sulle donne e chiede alle future e ai futuri parlamentari, alle donne e agli uomini del futuro governo, che siano assunti impegni precisi contro un fenomeno che in Italia ha numeri significativi ma scarse risorse per arginarlo.
Sono 125 le donne uccise nel 2012, e 14mila quelle che si rivolgono, ogni anno, agli oltre sessanta centri antiviolenza aderenti a D.i.Re. Dati che rappresentano solo una minima parte del fenomeno, in assenza di un osservatorio nazionale sulla violenza contro le donne e il femminicidio e servizi adeguati e sufficienti che possano anche documentare i casi cui offrono aiuto.
Degli oltre sessanta centri aderenti a D.i.Re, solo un terzo ha finanziamenti adeguati per continuare la propria attività grazie a convenzioni con le istituzioni locali. Solo con enorme impegno volontario e responsabilità  politica gli altri Centri resistono per contrastare questo fenomeno gravissimo per tutte le donne e la società intera.
D.i.Re rilancia l’allarme sui tanti Centri Antiviolenza/Case Rifugio che rischiano di chiudere a causa dei tagli alle politiche sociali e al welfare che colpisce maggiormente donne aumentando le disuguaglianze di genere. Disuguaglianza che incrementa la violenza contro le donne in Italia.
Cosa chiediamo al futuro governo
Da anni D.i.Re chiede politiche e interventi seri e duraturi su tutto il territorio nazionale e ora, questi cinque punti, ne sottolinea le questioni più urgenti:

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  • immediata ratifica della Convenzione del Consiglio dEuropa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Istanbul 2011) con l’adozione delle misure prescritte con interventi concreti e duraturi anche nel programma finanziario di Governo.
  • rinnovo del Piano nazionale contro la violenza alle donne del novembre 2010, con garanzia di stanziamenti economici adeguati e costanti ai Centri antiviolenza/Case rifugio su tutto il territorio nazionale anche da parte degli enti locali e riconoscimento del livello essenziale di assistenza sociale (LIVEAS) per la violenza contro le donne.
  • coinvolgimento di D.i.Re come referente nazionale e locale nelle azioni di prevenzione, di formazione e di contrasto sul tema della violenza maschile contro le donne
  • rilevazione dei dati sistematica, integrata e omogenea sulla violenza contro le donne su tutto il territorio nazionale e in sinergia tra i diversi attori pubblici e i privati specializzati.
  • promozione di campagne di sensibilizzazione nazionali e locali per contrastare la violenza maschile contro le donne, rivolte a tutta la popolazione e in particolare agli uomini, vigilando su ogni forma di comunicazione offensiva della dignità delle donne.

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28 gennaio 2013

 
D.i.Re Donne in Rete contro la violenza

Casa Internazionale delle Donne  – Via della Lungara, 19 – 00165  Roma,  Italia
Cell 3927200580 – Tel 06 68892502 – Fax 06 3244992 – Email direcontrolaviolenza@women.it
www.direcontrolaviolenza.it

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Lettera di Solidarietà per l’Associazione "Il Cerchio delle Donne"

Gentile Direttore,

la Casa delle Donne di Brescia chiede ospitalità al suo giornale per esprimere piena solidarietà all’Associazione ”Il Cerchio delle Donne“ di Rovato, con cui ha collaborato in varie occasioni e di cui ben conosce l’impegno straordinario e prezioso sul territorio a favore delle donne più disagiate e dei loro bambini. 
“Il Cerchio delle Donne“ il 31 gennaio dovrà lasciare amaramente la propria sede, perché (come purtroppo spesso succede) l’attuale amministrazione comunale rovatese ne ha revocato la concessione in uso accordata dalla precedente amministrazione, e ciò senza neppure valutare la possibilità di una  soluzione alternativa.
Come sicuramente noto a chi si occupa di cosa pubblica, il 26 giugno scorso il Consiglio regionale della Lombardia ha votato all’unanimità una legge finalizzata “a promuovere e sostenere iniziative e interventi che prevengano la violenza contro le donne, diffondano la cultura della legalità ed educhino al rispetto dei diritti della persona, anche attraverso la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e il coinvolgimento di enti e organismi istituzionali e di altri soggetti“; la medesima legge prevede inoltre che “la Regione e gli enti locali possano individuare, nell’ambito del proprio patrimonio, immobili da concedere in comodato d’uso per le finalità della legge stessa”.
Nel momento in cui nel nostro paese sta faticosamente emergendo una cultura più attenta alle problematiche femminili, si auspica che anche il Comune di Rovato dia prova di sensibilità, lungimiranza e saggezza istituzionali: se vorrà concedere spazio a una buona pratica di volontariato, risponderà al bisogno di socialità e integrazione di una componente delle popolazione rovatese e questo andrà a vantaggio del territorio intero.
Ringrazio.

Piera Stretti
Presidente dell’Associazione Casa delle Donne di Brescia
Lettera inoltrata alla Stampa Locale.]]>

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